Cap. 2 - Uguaglianza

 

“Cos’è questo frastuono?” un rumore assordante sotto la finestra interruppe il pranzo.

“Sono i megafoni dei Peter Pan: la loro manifestazione passa di qui.”

“Magnifico, il mio mal di testa ne sarà entusiasta!”

“Perché?” Carlo la guardò perplessa “Non vieni?”

“Mad… Carlo, vuoi scherzare? Tu vai a manifestare?”

“Certamente!” la donna scattò in piedi, portando un pugno al cielo “Io combatto sempre le discriminazioni!”

Prese Antigone per i polsi con tanto entusiasmo che la ragazza non riuscì a opporle resistenza e fu trascinata controvoglia sul terrazzo.

“Basta discriminazioni! Basta convenzioni sociali! Vogliamo la libertà di scelta!” tuonavano dalla strada uomini, bambini, anziani, donne e ragazzi.

“Vedi! Sono tantissimi! Non si può tollerare una simile ingiustizia! La libertà viene prima di tutto.” Il tono di Carlo sembrava essersi fatto stranamente serio. “Non possiamo starcene con le mani in mano, ormai siamo all’ultima frontiera della discriminazione. Presto saremo tutti uguali, manca solo quest’ultima battaglia.”

“Lo dicono ogni volta…” commentò Antigone, glaciale “E ogni volta poi trovano un’altra classe discriminata. Ed io ho sempre più clienti: ormai concedono bambini a cani e porci.”

“Beh, non ti dovresti lamentare ad avere più lavoro! E poi i cani son così dolci coi bambini.”

“E i porci?”

“Vabbè, adesso vanno di moda come compagni… in fondo hanno molto in comune con noi umani, sai?”

“Certo, sono io che sono diventata una macchina-partoriente . Forse dovrei andare a fare qualche corso di tolleranza. A stare con te mi sembra di essere razzista.”

“Ecco! Come prima lezione vieni con me alla manifestazione!” saltellò sul posto, soddisfatta.

Scesero che ancora non si vedeva la coda della  protesta e si immisero tra la folla. Alcuni partecipanti marciavano in silenzio, altri sventolavano stendardi con disegni di Peter Pan, molti gridavano slogan “Noi non siamo vecchi!”  “Viva i giovani!” altri tenevano cartelloni “Bando alle rughe” o “Il nostro cuore non cambia”, alcuni invece “Viva i vecchi!”  oppure “Voglio crescere”. Più avanti campeggiava un enorme striscione con scritto “Diamo spazio all’Isola che non c’è!” 

“Guarda!” esclamò Carlo additando un vecchio che si teneva per mano con un’adolescente “Che bello l’amore: unisce tutto e tutti, senza distinzioni.” Proprio in quel momento un signore distinto le porse un volantino, per scomparire tra la folla.

 

“Orgoglio infantile e Orgoglio senile uniti sotto l’insegna di Peter Pan contro le discriminazioni temporali.

 

Da tempo ormai l’uomo ha superato innumerevoli incomprensioni e diseguaglianze: ha compreso che non c’è differenza fra uomo e donna, non c’è differenza fra uomo e animale, fra uomo e vegetali. L’uomo e la natura sono una cosa sola. Nell’attuale ordinamento ci sono però delle lacune importanti, nonostante già l’assunto sia chiaro: anche adulto e bambino sono uguali. Le differenze del corpo non sono importanti, questo è già chiaro ed è un concetto che ha trovato concorde tutto il pianeta, quello che conta è il cuore, lo spirito, il sentimento. Bisogna perciò fare un ulteriore passo nella comprensione dell’uomo e dell’universo che lo circonda, perché se è vero che l’uomo e la natura sono una cosa sola, è anche vero che l’uomo e il tempo sono una cosa sola. Va superata l’ultima convenzione sociale: va annullata la differenza fra adulto e bambino a livello giuridico. L’età non conta, l’età è una convenzione sociale. Come il seno non determina la vera identità sessuale della persona, così le rughe non determinano la vera età della persona. La vera età è quella che si sente dentro. Perché un bambino deve andare a scuola, se si sente già maturo per affrontare il mondo lavorativo? Perché un adulto deve andare a lavorare se ha bisogno di imparare ancora e desidera tornare a scuola? Perché un anziano dev’essere dileggiato da bulli impunemente?

Quante volte vediamo nella nostra vita bambini che dimostrano una maturità ed una serietà degna di un anziano! E al contempo quante volte vediamo cinquantenni senza un minimo senso di responsabilità. Quindi, che senso ha una distinzione per anni? È evidente che non è l’età a determinare la serietà dell’affronto nella vita, ma il proprio animo. Basta discriminare! Guardiamo la realtà dei fatti.

Per questo inneggiamo a Peter Pan, eterno bambino e maturo al tempo stesso: capace di divertirsi e di essere un eroe.  Inneggiamo a questa icona di un’età indeterminata, senza tempo… per una nuova coscienza, per una nuova cultura, per la vera uguaglianza.

Per la vera libertà creiamo noi l’Isola che non c’è.”

 

Intorno a lei le grida si fecero più accese “Peter Pan è con noi!” “Isola che non c’è! Isola che non c’è!” “Se la sindrome di Peter Pan è una malattia, vogliamo un’epidemia!” e un mormorio generale dilagò nel corteo: “è arrivato il ministro delle pari opportunità! Sfilerà con noi!” ne seguì una grande ovazione di trionfo.

Antigone si defilò, mentre la fiumana di gente imboccava la piazza principale della città per assistere al discorso del ministro. Carlo proseguì, senza accorgersi che la sorella si era fermata.

Solo a tarda sera Carlo rientrò a casa, entusiasta.

“Fantastico! Il ministro ha promesso una legge splendida! Si batterà per eliminare questa discriminazione! Ha promesso meraviglie! Chiunque si senta giovane o vecchio potrà sottoporsi alla chirurgia plastica per adeguare il suo corpo alla vera età della psiche… a spese dello Stato!”

“Ecco perché è così contenta!” pensò Antigone “Volpona di un Carlo!”

La sorella continuava imperterrita:

“Ma non sarà obbligatorio, come per la sessualità (ormai è riconosciuta quale stato della psiche e non servono organi sessuali per determinaci), così anche per l’età basterà un certificato: dovranno ammettere a scuola anche un novantenne se questo dentro si sente un bimbo!”

Era proprio un sorriso da bambina quello che campeggiava sul viso affusolato di Carlo, che saltellava tenendo le mani di Antigone.

“E così un bimbo, con la voglia di lavorare, potrà farlo!” Carlo aggiunse con passione “E poi… è stato proprio commovente. Il ministro è stato coraggiosissimo. Ha detto che per lui questa legge è doppiamente importante, non solo per il popolo, per la giustizia e l’uguaglianza, ma anche per il suo cuore. Questo è il primo passo per realizzare il suo sogno d’amore e sposare la piccola grande donna che ama!”  battè le mani “Non vedo l’ora di poter far richiesta per tornare a spassarmela al liceo! Lì sì che ci si divertiva negli intervalli!” La sorella restò allibita dalla loquacità pindarica della sorella e commentò:

“Intervalli? Ma se non eri mai in classe!”

“Appunto, ho usato il plurale a ragion veduta.” Ribatté piccata Carlo.

 

Antigone continuò ad osservare divertita la sorella, ma la sua mente tornò al corteo e all’anziano accompagnato dalla ragazzina. Come tanti, anche lei reggeva un cartello: “Chi siete voi per giudicare il nostro amore?” E lui un altro “Perché il vostro amore sarebbe giusto e il nostro no?”