L’edificio svettava nel quartiere, non tanto per la sua altezza, quanto per la sua imponenza: forme squadrate, finestre larghe e lucide, pilastri massicci e ingresso trionfale. Il tutto dava una parvenza autoritaria che ad Antigone sembrava quasi oppressiva. La donna era lì davanti al poderoso portone; si dondolava sui suoi piedi, come aspettando qualcosa.
Una coppia uscì cinguettando in maniera stridula:
- “Hai visto che amore era quella bimba? Daaai!!! La prendiamo?”
- “È vero! Proprio un amore! È anche abbastanza cresciuta, sarà più facile da gestire!”
- “Oh, quante storie: con tutti i corsi che abbiamo fatto possiamo anche gestire bimbi più piccini!”
- “La fai facile tu, poi finisce come l’ultima adozione…”
Scomparvero dietro l’angolo insieme ai loro pigolii. Antigone diede le spalle al portone, incamminandosi speditamente nella direzione opposta alla coppia. Inesorabilmente i piedi rallentarono fino a fermarsi di nuovo, come se fossero improvvisamente diventati troppo pesanti. La donna scosse la testa e con passo rassegnato ritornò davanti al portone. Finalmente entrò.
“Oh! Signora d’Arco, era da un po’ che non la si vedeva.” Muggì una segretaria; la voce era incupita dal microfono oltre il vetro della portineria. “Qual buon vento la porta qui?”
“Il solito.”
“Capisco… Il suo puledrino non riesce proprio a stare tranquillo: ormai è rientrato da parecchio, ma nessuno sembra intenzionato ad adottarlo!” commentò l’altra “Certo è che altre giumente se la passano peggio: evidentemente è una macchia nel loro pedigree, eppure si ostinano a dare la colpa agli stalloni donatori!”
“Questione di marketing.”
“Beh, io non ho di questi progetti… Sa, con tutti i bambini che girano in questo edificio proprio non ho voglia di avere un pargolo urlante anche a casa! Però, se proprio dovessi rivolgermi ad un’agenzia, mi rivolgerei alla sua: la sua affidabilità è proverbiale! Veramente un’alta qualità dei prodotti…”
“E Geremy?”
“No, alla sua ultima famiglia non piaceva quel nome perciò l’hanno chiamato Cody. Comunque non se ne deve fare una colpa: non tutte le ciambelle riescono col buco! È ammirevole che venga a trovarlo, non ho mai visto nessun’altra giumenta qui.”
“L’ha chiamato?”
“Oh che sbadata! Ora gli mando l’avviso. Si accomodi pure nella sala ricevimenti…”
Antigone tirò un sospiro che restò sospeso a mezz’aria, dubbioso di essere passato dalla padella alla brace.
“Brace senza dubbio.” Constatò la donna non appena fu entrata nella sala ricevimenti: gli occhi di Cody ardevano come tizzoni, forse di rabbia, forse di dolore. Quello sguardo fu la prima cosa che notò, tanto che non salutò neppure l’educatore di sorveglianza, che con occhi da triglia fissava la sala. Si sedette sul divano di uno dei salottini che riempivano la sala ricevimenti e si rivolse al ragazzino che sembrava arroccato sulla poltrona di fronte.
“Ciao Cody.”
“Geremy, ti prego. Non cominciare anche tu con queste pantomime: sono nato come Geremy e resto Geremy. Almeno qualcosa di stabile in questa vita del cazzo.”
“Cos’hai combinato stavolta per farti rimandare qui?”
Alzò le spalle, scrollando i riccioli neri, ribelli come il suo animo.
“Che ci fai qui?”
“Sono venuta a trovarti.”
“No, mamma. Dico davvero: cosa vuoi?”
“Cody, non sono tua mamma.” Scosse la testa: come poteva pensare che stavolta non avrebbe fatto queste scene?
“Mi hai partorito tu. Tu sei mia mamma e io sono G-E-R-E-M-Y.”
“Ok, sono stufa di questa storia. Sarò franca: ti ho V-E-N-D-U-T-O. Sai come funziona, no? Le “giumente” delle agenzie di uteri in affitto vendono i loro “puledrini” a quelle coppie che non possono avere bambini: loro sono i tuoi genitori, non io.”
“Genitore: colui che genera, che procrea, che dà la vita. Tu mi hai generato.” La guardò provocatoriamente “Stavolta ho studiato.”
“Oh, ma piantala! Perché non ti adatti ad una famiglia? Ce ne sono di tutti i tipi e tutti i gusti! Sei un bel ragazzino e sei sveglio, loro ti accoglierebbero con gioia!”
“Un bel ragazzino!? Merito della selezione a monte, vero? Smettila di trattarmi come un idiota. La famiglia non è un maglione.” Quasi digrignando i denti aggiunse “Gens: famiglia, stirpe. Ha la stessa radice di genitore.”
Gli occhi scuri continuavano ad ardere. Antigone conosceva quello sguardo: era un grido che voleva esplodere. Aveva bisogno di sfogarsi, di essere ascoltato e non guardato come un pacco postale che girava di casa in casa.
“Uffa! Cos’hai mangiato? Uno Zanichelli?” In fondo, non era lì proprio per dargli un conforto? “Dai, spiegati.”
“Hai presente l’albero genealogico?”
“Certo.”
“L’albero ha delle radici. Ogni bambino, ogni uomo ha delle radici. Io voglio il mio albero genealogico.” La guardò torvo “Chi sono io?”
“Cody, tu puoi essere chiunque tu voglia! La tua vita è nelle tue mani.”
“Balle. Non posso neppure essere Geremy.”
“Senti, non lo faccio per cattiveria, è per aiutarti ad essere più elastico. La vita non è a compartimenti stagni…”
“ Talmente elastica che io sono elasticamente rimandato qui ogni volta. Mi basterebbe una zattera. Mi basterebbero delle radici.”
“Sono qui. Sai chi ti ha prodotto. Che altro vuoi?” sbottò “Io non posso darti radici ora! Il cordone ombelicale è stato reciso.”
“Chi è mio padre?”
“Senti… “
“È uno “stallone” o è un marito?”
“Cody…”
“Geremy!”
Perché era andata di nuovo a trovarlo? Perché affrontare quelle domande scomode?
“Non ha senso. Anche se ti dicessi chi è tuo padre, nel senso che intendi tu, a te non basterebbe. Prima vorresti sapere chi è, poi vorresti incontrarlo… Lui avrà una sua vita, una sua routine, se non fa il padre è perché non vuole farlo e tu soffriresti ancora di più. Non è importante sapere chi sia tuo padre… è uno come tanti.”
“Tu non sei una come tanti.”
Antigone restò di sale.
“Signora d’Arco?” il muggito della segretaria non era dovuto al microfono evidentemente . Il tempo era esaurito.
E così era tornata a casa, con un blocco di piombo sul cuore. Perché quel bambino non si rassegnava? In fondo bastava che lui lo volesse e non gli sarebbe mancato nulla: delle persone che gli avrebbero dato una casa, amore, serenità…
La chiave si infilò infastidita nella serratura, mentre ancora le echeggiava nelle orecchie il saluto del ragazzo “Ciao mamma.”
“Ciao Geremy.”
La porta si chiuse alle sue spalle cercando di lasciar fuori anche quei pensieri.
“Ciao Maddy! Sono a casa.”
“Ciao Antigone, bentornata!” una chioma di capelli biondi e sbarazzini si intravide in fondo al corridoio, in camera.
“Mh. Grazie. Come stai?”
“Bene, e soprattutto ora sono Carlo.”
“Che?!?” Antigone non aveva fatto neppure in tempo ad appoggiare la borsetta, che questa cadde in terra. “Di nuovo??”
“Oh quante storie! Oggi mi sento uomo, ok?”
“Scusa, è che tre settimane fa ti sentivi lady Gigi!”
Carlo rise e aggiunse con tono signicativo: “Stasera non ci sono a cena!”
Una ragazza dal corpo snello e flessuoso, le venne incontro, cercando di domare i ricci mentre si metteva le scarpe. “Tu dov’eri?”
“Ero da Geremy… Non so perché ogni volta che lo rispediscono nell’educatorio, non riesco a resistere all’impulso di andarlo a trovare. È così sveglio! Perché si fa cacciare da ogni famiglia?”
“Sempre la stessa storia?”
“Peggio. Stavolta mi ha chiesto di suo padre.”
“Ahia. Certo che è determinato quel ragazzetto! Prima ha stanato te e ora vuole il padre? Non ti invidio. Secondo me gli sei rimasta legata perché l’hai allattato, per quello non riesci a lavartene le mani come per gli altri puledri.” Qualcosa in quelle parole punse Antigone.
“Pensavo di andare a parlare con la direttrice. Uffa… Invece di fare la giumenta dovrei fare la hostess…”
“Infatti!” Carlo fece una piroetta “Guardami, tutto guadagnato.”
“E tu dove vai di bello?”
“Stasera esco con Johnny!” ammiccò più volte per rendere evidente l’intento della serata.
“Johnny?? Ma è gay!”
“Già! Non è un amore? Così disponibile a parlare, ad ascoltare e… ”
“Sì, ma è gay e tu sei una donna!”
“Da stamane sono di nuovo un uomo! Quella di diventare uomo o donna senza dover fare alcuna operazione è un vantaggio magnifico… Basta il certificato!” sventolò trionfante un foglietto e ammiccò “Secondo te io cambio sesso così, a caso?!?”
Carlo sparì oltre la porta
“Perché avere un fratello o una sorella quando puoi averne uno che diventa entrambi a turno!” commentò Antigone con un sorriso divertito. “E pensare che a volte mi chiedo perché condivida casa ancora con lei!”